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Dal punto di vista rurale, i territori collinari immediatamente a ridosso della città ebbero uno sviluppo prevalentemente orientato a coltivazioni a vigneto ed alla produzione ortofrutticola.
Per rendere possibile l'impianto di queste coltivazioni, gran parte delle pendici collinari furono terrazzate con muri a secco.
Ancora oggi, nonostante il progressivo avanzamento del bosco e l'assenza di manutenzione su molte di queste strutture, è percepibile nel paesaggio del Parco delle Colline ''l'impronta'' lasciata dalle attività agricole.
All'interno di questi contesti agricoli sono presenti esempi a volte notevoli di architettura rurale, cascine e strutture accessorie alle attività agricole che costituiscono le testimonianze storiche delle attività umane in collina. Sono degne di nota, ad esempio, la Cascina Margherita a Brescia (in fase di ristrutturazione) e la Cascina di Berta a Rodengo Saiano.
Il calcare che costituisce la formazione geologica della Corna affiorante prevalentemente nell'area orientale del Parco, nell'ultimo secolo ha costituito un determinante fattore di sviluppo per l'industria locale: a partire dalla fine dell'Ottocento le attività di escavazione del calcare per la produzione di pietra ornamentale (marmo di Botticino) e per l'uso nell'industria del cemento hanno scolpito i fianchi delle colline, a tratti sconvolgendone l'aspetto paesistico.
Alcune cave sono individuabili nei pressi degli abitati di S. Eufemia e di Caionvico, nel Comune di Brescia, e a Collebeato; in quest'ultimo caso e a S. Eufemia sono tuttora presenti le strutture industriali per la trasformazione della pietra estratta.
In misura minore, anche le cave per l'estrazione del Medolo (meno estese e numerose rispetto a quelle della Corna) contribuiscono a modellare il paesaggio, presenti in diverse porzioni del territorio del Parco.